RASSEGNA STAMPA
IL SECOLO XIX - G8, i documenti di "Gente": «Probabili morti negli scontri»
Genova, 25 agosto 2004
G8, i documenti di "Gente": «Probabili morti negli scontri»
Pubblicata l'informativa
Era un'informativa anonima. Un documento già allegato, nel 2001,
agli atti del comitato parlamentare di indagine sui fatti del G8. Dieci
pagine che, rilette dopo gli scontri e le devastazioni che
contrappuntarono il vertice del Grandi, risuonano tristemente
premonitorie. Eppure quel documento ha fatto scattare un sequestro nella
sede del settimanale "Gente", firmato dalla procura della Repubblica di
Genova. Nello stesso tempo il direttore, Umberto Brindani, e il
giornalista Gennaro De Stefano sono stati indagati per ricettazione.
La giornata di ieri è stata decisiva, su due fronti. Quello
dell'informazione, perché"Gente" ha completato la sua inchiesta e ne ha
annunciato la pubblicazione. E perché dalla stessa procura arriva
l'ammissione: «Il procedimento va verso l'archiviazione, non c'erano atti
coperti da segreto nel cd sequestrato». Di più: il pool di magistrati che
indaga sulle violenze delle forze dell'ordine in quei giorni del luglio
2001 ammette: «Per chi si è poco occupato di quelle vicende può apparire
un documento importante. Chi per tre anni ha ricostruito i fatti del G8 sa
che ha un interesse marginale». Perché, allora, un provvedimento tanto
clamoroso? Il sequestro, l'indagine per ricettazione su due giornalisti?
Il documento presentato da "Gente"è un anonimo stampato al computer,
datato 28 maggio 2001 e intitolati: "G8 Genova: problemi e prospettive".
Archiviato come "rinvenuto sul marciapiede presso la presidenza del
consiglio dei ministri". Alcuni passi: «I dimostranti respinti potrebbero
isolare singoli operatori di Polizia e, in caso di azioni brutali,
potrebbe innescarsi una reazione violenta da parte di singoli agenti di
polizia e carabinieri che, isolati, potrebbero difendersi con le armi. E'
facile frammentare gli schieramenti di Polizia, accendendo minifocolai di
guerriglia».
Uno dei punti più significativi è quasi una premonizione di quanto accadde
in piazza Alimonda, dove morì Carlo Giuliani: «E' fin troppo facile
prevedere l'eventualità che giovani poliziotti, magari inesperti o esausti
dopo giorni di veglia, se isolati possano reagire sparando, realizzando
così il sogno di chi sicuramente cerca il morto, per dimostrare che
l'Italia del luglio 2001 è retta da un Governo autoritario e dispotico».
La lettera fu "cestinata" dall'allora prefetto Arnaldo La Barbera, perché
ritenuta allarmistica e destituita di fondamento. Fonti della procura
confermano: «Accanto a valutazioni di comune buon senso, c'erano altre
informazioni ogettivamente stravaganti». Come gli attacchi all'allora capo
vicario della polizia Ansoino Andrassi, «che ha simpatie di estrema
sinistra», o l'affermazione che «Rifondazione Comunista pagherà 40 mila
lire a ogni extracomunitario che accetterà di creare disordini». E mirava
a dimostrare come i vertici della polizia nominati dal centrosinistra
cercassero il caos per danneggiare il governo Berlusconi.
Marco Menduni